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08 settembre 2017

Commercio, ricettività e somministrazione in Lombardia: demografia 2007-2017

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Confesercenti-Lombardia confronta 10 anni di aperture e chiusure sul territorio regionale.

Nell’anno 2017 in Lombardia sono operative quasi 100.000 attività di commercio al dettaglio in sede fissa e ambulante, circa 60.000 pubblici esercizi di somministrazione e oltre 4.500 attività ricettive imprenditoriali.

Partendo da questi numeri, l’Ufficio studi economici di Confesercenti ha ricostruito le tendenze dell’ultimo decennio, ricavando delle stime che rivelano, nella nostra Regione, un calo della consistenza del settore commerciale a fronte di una crescita dei settori più tradizionalmente influenzati dai flussi turistici: somministrazione e ricettività. Tali dinamiche risultano in linea con la tendenza media delle altre Regioni, dove, però, la spesa familiare tra 2007 e 2016, è mediamente calata del 5,8% contro lo 0,4% della nostra Regione, secondo le ultime rilevazioni ISTAT.

Rispetto al 2007, il commercio al dettaglio lombardo si è ridimensionato di circa 8.500 unità, in conseguenza di un calo di oltre 10.500 punti vendita in sede fissa (contrazione del 13,5%, contro il 15% nazionale) e nonostante un aumento di circa 2.000 autorizzazioni ambulanti (più 7,6%, a fronte di una tendenziale stabilità nazionale). I pubblici esercizi sono invece aumentati di quasi 10.000 unità (più 19,1%, rispetto al più 16,8% nazionale) e le attività ricettive tradizionali di quasi 900 (più 23%, contro più 14,9%).

«Il settore turistico appare decisamente in migliore salute rispetto al commercio», afferma il Presidente Confesercenti-Lombardia Gianni Rebecchi, commentando i dati emersi dallo studio. «La crescita della domanda turistica nell'ultimo decennio ha senz'altro influenzato la demografia delle imprese, inducendo molti imprenditori a puntare sulla ricettività e sulla somministrazione anche nella nostra Regione». «Il ridimensionamento degli esercizi commerciali, verificatosi anche in Lombardia nonostante la sostanziale tenuta della capacità di spesa, è invece a nostro avviso da ricondurre anzitutto a due fattori: l’incessante proliferazione dei grandi centri commerciali periferici, nonché il tendenziale ritardo nei processi di digitalizzazione da parte dei negozi di vicinato».

«In questo contesto – continua Rebecchi – riteniamo lungimirante la scelta della Regione di puntare sul potenziamento dell’ “attrattività” dei centri storici anche al fine di rilanciare il commercio, spronando però la Giunta lombarda a stanziare nuove risorse per la digitalizzazione dei negozi di vicinato, nonché a promuovere una nuova e duratura moratoria sull’insediamento di ulteriori centri commerciali nelle periferie».

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